Lo Snodo

Separazioni e lutti

Crescere, diventare via via se stessi in relazione agli altri, implica separarsi dalla situazione precedente, dalla nascita e fino alla propria morte. Il passaggio da una età alla successiva, da una condizione ad un’altra della propria vita non può avvenire senza una perdita che permette il cambiamento (che si tratti di un matrimonio o un divorzio, una nascita o una morte). Al di là del contenuto dell’evento, positivo o negativo, il passaggio richiede una elaborazione, un potersi dire che perdere qualcosa o qualcuno può essere sentito come una ferita, addirittura un’amputazione; anche per eventi desiderati e realizzati, come un successo scolastico o lavorativo, oppure una nascita o un matrimonio, è possibile provare anche emozioni inquietanti, con la difficoltà nel riconoscersi nel nuovo stato, rispetto a come ci si vedeva in precedenza, all’immagine di sé e del proprio rapporto con gli altri (l’adolescenza è forse l’età del maggiore sconvolgimento dell’identità soggettiva). Il nostro stesso corpo fino alla fine è in un continuo processo di trasformazione, in cui non resta mai identico a prima e non sempre è facile, ‘naturale’, accettare il cambiamento della propria immagine corporea se non si è disposti a comprendere cosa significa per noi (es. considerarsi grassi o magri, brutti o belli, giovani o non più).

Diventare più consapevoli del significato che hanno per noi le perdite psichiche e fisiche, può aiutarci ad affrontarle senza esserne sopraffatti e spaventati al punto da non riconoscere più chi siamo; l’alternativa è potersi occupare delle proprie separazioni e perdite come occasioni di maggiore conoscenza personale e di migliore qualità delle proprie scelte e relazioni.

La separazione che più ci costringe a toccare con mano il senso del limite, coincide con l’estremo limite della vita stessa, la sua fine, il momento della morte. La perdita di una persona cara può rappresentare un momento di angoscia non solo perché non c’è più quella persona con cui, nel bene e nel male, condividere come prima: si spezza una continuità, si recide per sempre un legame nella forma che avevamo; l’angoscia per la perdita riguarda anche il legame interno, è colpita l’appartenenza di sé all’altro e dell’altro a sé, per come l’abbiamo vissuta fino a che l’altro c’era. Ci accorgiamo che noi stessi non possiamo essere più come prima. Elaborare il lutto comporta un rivedersi, tornare alle proprie radici. Oltre alla normale depressione per il vuoto che crea chi ci ha lasciato, se il dolore assume dimensioni e toni molto intensi, sarebbe importante concedersi di non restare soli ad affrontare il lutto, per accedere alla comprensione di paure e bisogni, forse trascurati, che la perdita riattiva o sollecita in un modo nuovo e sconosciuto.