Gli amori: dalla tragedia alla normalità

I racconti di amanti che più ci prendono e restano nell’immaginario collettivo tanto da diventare prototipi del vero amore, spesso finiscono in tragedia. Lui o lei finiscono per uccidersi dopo la tragica morte di uno dei due. Alla maggior parte delle persone è conosciuta la storia di Giulietta e Romeo di W. Shakespeare, perciò non sto qui a ripeterla. Ad altre storie di amori impossibili come Tristano e Isotta, Ginevra e Lancillotto, Abelardo ed Eloisa – quest’ultima documentata anche dallo scambio epistolare tra i due amanti. A queste storie più note ne voglio aggiungere altre e due, meno note alla maggior parte delle persone anche se hanno ispirato poeti e artisti di tutti i tempi. Si tratta della storia di Ero e Leandro scritta dal poeta greco Museo Grammatico e quella di Piramo e Tisbe, nella versione di Publio Ovidio Nasone riportata ne “Le Metamorfosi”.

I miti di Ero e Leandro e Piramo e Tisbe: l’amore tragico

Ero, sacerdotessa di Afrodite abitante sull’isola greca di Sesto e Leandro, un giovane greco abitante sull’isola di Abido, si incontrano per caso durante i festeggiamenti fatti in onore di Adone. I due si innamorano, ma lei in quanto sacerdotessa di Afrodite non poteva avere una vita amorosa e pertanto era impossibile rendere pubblico il loro amore. Le due isole da essi abitate erano divise da un tratto di mare, lo stretto dei Dardanelli, non troppo vasto ma pieno di pericoli. Leandro per amore di Ero si era impegnato ad attraversare a nuoto lo stretto tutte le sere e di ritornare a casa la mattina successiva. Ero tutte le sere accendeva una fiaccola per permettere a Leandro di orientarsi. Ogni notte, di nascosto a tutti, si univano appassionatamente, finché una sera in cui il mare era in tempesta e tirava vento la fiaccola si spense e Leandro disorientato finì sbattuto sugli scogli e morì. Ero, non vedendo arrivare l’amato, all’alba andò a cercarlo ma trovando il corpo di Leandro massacrato dalle onde sugli scogli, decise di farla finita buttandosi dalla torre dove poneva la fiaccola.

La storia di tutte le storie di amori impossibili e tragici è certamente quella di Piramo e Tisbe, una di quelle che lascia col fiato sospeso e lo stomaco di pietra, che indispettisce e ti fa venir voglia di gridare al mondo quanta stupidità può offuscare la mente degli adulti.

Piramo e Tisbe erano due bellissimi giovani babilonesi che abitavano in due case attigue. Sono cresciuti uno accanto all’altro e si sono amati fin da piccoli, ma le loro famiglie si odiavano. Per impedire ai due giovani di incontrarsi, le famiglie li hanno reclusi in casa. I giovani però hanno scoperto una crepa nel muro che li divideva e da quella fessura si parlavano. La separazione ha accresciuto la loro voglia di incontrarsi e amarsi. Decidono di scappare di notte e così si danno appuntamento sotto un gelso.

Tisbe arrivò sul luogo dell’appuntamento in anticipo e mentre aspettava l’arrivo del suo amato vide avvicinarsi una leonessa sporca di sangue per aver divorato una preda, Tisbe si spaventa e cerca un riparo sicuro, ma mentre fugge perde il velo che indossava. Quando arriva Piramo, non vedendo l’amata la cerca e scopre le tracce della leonessa e il velo fatto a brandelli e sporco di sangue. Credendo che la leonessa abbia sbranato Tisbe, disperato per la perdita, estrae il pugnale e si uccide. Poco dopo Tisbe esce dal rifugio e raggiunge il gelso, qui scopre la tragedia e presa dallo sconforto si trafigge con lo stesso pugnale. I genitori alla vista dei loro corpi si ricredono e li seppelliscono nella stessa tomba ai piedi del gelso: finalmente uniti!

Gli ingredienti dell’amore tragico

La struttura di un amore commovente, ma tragico, che spesso chiamiamo “il vero amore”, prevede sempre:

un impedimento da parte di figure “genitoriali” (che sia un genitore vero e proprio, una casata o una istituzione sociale poco importa);

un ostacolo che si frappone tra i due amanti;

la rigidità dell’impedimento;

l’impossibilità a sovvertire l’ordine costituito, cioè il principio fondante l’impedimento;

la tenacia degli amanti a non sottomettersi all’autorità che impedisce di realizzare il loro desiderio;

lo spirito sovversivo, dirompente, oppositivo, rivoluzionario degli amanti, pronti a rischiare la vita pur di non rinunciare a realizzare il loro sogno d’amore;

l’incognita temporale, la variabile fato;

la mancanza di sincronia tra i due amanti diviene spesso il fattore fondamentale che scatena il dramma.

La storia che trovo più ricca di aspetti simbolici e che rimanda a una più vasta generalizzazione delle componenti costitutive di una relazione amorosa, ritengo sia quella di Ero e Leandro.

Sotto, ho elencato schematicamente alcuni aspetti simbolici connessi agli elementi della storia che esamino, anche se superficialmente.

Eventi

Aspetti simbolici

Lei sacerdotessa di Afrodite: le sacerdotesse erano votate alla castità e se venivano meno a questo voto, molto spesso, venivano giustiziate

La donna pura e casta, custode della sacralità famigliare, rappresenta ancora oggi un’icona difficile da estirpare. Inoltre deve essere la bella tra le belle. Quando ci si innamora è indiscutibile che la donna scelta sia la più bella di tutte. Non dimentichiamoci che l’amore trasforma i rospi in principi. L’idealizzazione è il prodotto alchemico dell’amore

Si incontrano alla Festa in onore di Adone;

La festa di Adone: Adone oltre ad essere ritenuto l’uomo più bello che fece innamorare anche Afrodite è legato al rinnovamento, alla primavera, alla rinascita. Rappresenta la possibilità di una nuova vita ricca e rigogliosa. Rappresentazione della vitalità di una coppia innamorata, pronta a trasformare l’aridità della propria solitudine in rigogliosa esplosione di imprese, progetti, sogni.

Abitano due isole diverse separate dal mare;

La separazione tra i due amanti, la dualità della coppia, è la condizione per mantenere vivo il desiderio. La tensione tra lontananza e vicinanza è un rito che deve ripetersi all’infinito anche dopo anni di convivenza altrimenti tutto si appiattisce fino all’insensibilità.

L’incontro può avvenire solo di notte;

La notte non rappresenta tanto il luogo del proibito, quanto il luogo privato, dove è possibile creare la condizione per l’intimità. La notte separa ciò che pubblico da ciò ch’è privato, intimo; ciò che condivisibile con la gente da ciò che non lo è.

Lei deve mantenere accesa la fiaccola;

La fiaccola, simbolo fin troppo usato e abusato. Simbolicamente è un monito importante che il mito ci lascia: il rischio che la fiaccola si spenga è molto alto e pertanto bisogna vigilare che la sua funzione continui ad essere protetta. La fiaccola rappresenta una doppia funzione: il calore che attira l’altro e la luce che fa orientare nell’oscurità. Mantenere viva la fiamma significa permettere alla coppia di affrontare le difficoltà della vita e dare senso al progetto amoroso.

Lui deve attraversare il mare e affrontare i pericoli e le tempeste;

Icona culturale, radicata nel corpo e nella mente resta l’attribuzione all’uomo della dimensione eroica: cavaliere senza paura che affronta i pericoli della vita e supera tutte le difficoltà con impegno e determinazione. Ancora una volta chi sostiene l’ardimentoso cavaliere è la donna che infonde speranza e invita a proseguire nell’impresa.

la morte di uno è causa della morte dell’altro

Da un lato qui c’è tutta la carica romantica della relazione amorosa, dall’altro, però, c’è anche il punto di rottura, il taccole di Achille della coppia. E’ questo il punto dove la concezione simbiotica dell’essere in coppia collassa. Il gesto folle dei protagonisti di queste storie sembra essere l’epilogo inevitabile, quasi naturale, di una vera storia d’amore. Il patos evocato ci investe direttamente, ci rende partecipi della tragica fine dei due amanti e ammonisce lo spettatore ad evitare che ciò accada nella propria vita. Se da un lato il racconto mitico ci affascina, dall’altro è catartico perché “speriamo che a noi non capiti” la stessa sorte dei protagonisti, anche se questo rende le nostre storie “banali”

La funzione del mito e della fiaba

I miti oltre ad avere una funzione pedagogica nel veicolare i valori morali ed etici del tempo e della cultura che li ha prodotti, hanno una valenza universale nella loro struttura di fondo. È la struttura del racconto, più del contenuto stesso, che si ritrova in ogni altra storia tragica prodotta in tempi e luoghi diversi, che ci colpisce profondamente e ci parla. Come ho cercato di sintetizzare, analizzando i nodi del racconto, ci sono alcuni aspetti che possiamo generalizzare e che ritroviamo anche nelle storie d’amore più banali: il desiderio dell’altro, l’impedimento, la sfida e l’epilogo.

Il desiderio è l’ingrediente di base di qualsiasi storia amorosa con uno sfondo erotico. L’impedimento al raggiungimento dell’oggetto di desiderio ha una funzione comburente, quando c’è aumenta il desiderio e attiva anche la sfida; quando è assente, il desiderio si consuma e si esaurisce nel giro di poco tempo, a volte nell’atto stesso dell’amplesso erotico.

Se l’impedimento dipende quasi sempre dall’esterno (tempo, spazio, condizione sociale, religiose, politiche, ideologiche ecc) la sfida invece dipende dal soggetto, cioè dalla sua personalità. L’epilogo, la fine tragica, come nelle storie accennate, o lieta come invece è raccontato dalle fiabe, dipende dal fattore rigidità o esterno-sociale o degli amanti, cioè a livello soggettivo.

È interessante vedere come i racconti di storie d’amore riportate nelle fiabe abbiano trovato un’alternativa alla tragedia. L’eliminazione dell’impedimento, ovvero far fuori il cattivo, è la strada che porta al lieto fine. Nelle fiabe sono i soggetti ad avere la meglio sulle avversità esterne cogliendo, al di là dell’impedimento, una morale fatta per i singoli e non per un generico bene supremo. Nelle tragedie prevale invece una morale che trascende il singolo individuo a cui viene imposto la rinuncia e il sacrificio del desiderio

Le variabili in gioco nelle storie d’amore: desiderio, impedimento, sfida, compongono un sistema interconnesso in equilibrio instabile e complesso. La complessità sta nel fatto che ogni variabile è un sistema che deve combinarsi con altri sistemi e che ogni passaggio non sia una semplice sommatoria aritmetica delle componenti, ma assume un andamento geometrico. Tenuto conto che le cose non sono così semplici da esporre a livello teorico, vorrei tentare una traduzione pratica per capire qualcosa dell’alchimia amorosa. Pertanto riporto a titolo esemplificativo delle situazioni relazionali in cui le tre variabili che ho estrapolato dai racconti mitici possano permettere una loro comprensione immediata e concreta.

Una storia d’amore dei nostri giorni

Una ragazza giovane e carina, fidanzata da qualche anno, riceve delle attenzioni da parte di un uomo più grande, sposato con figli e una buona posizione sociale. Lei ne è lusingata e accoglie gli apprezzamenti con piacere. Iniziano a chattare e trascorrono ore, fino a notte inoltrata, a parlare. Lei si innamora di lui, lascia il ragazzo e si dichiara. Lui, tuttavia, non è disposto a mettere in gioco la sua situazione famigliare. La cosa continua e anche la relazione si fa più intricata, tuttavia lui non cambia idea sulla sua famiglia pur dichiarando di essere innamorato della ragazza. Come mai questa relazione non evolve? Cos’è che la rende eccitante nonostante le complicazioni che lui deve affrontare nel gestire la famiglia e la prospettiva più vantaggiosa per lei scegliendo di restare con il ragazzo?

In questa relazione intervengono solo due delle variabili: il desiderio e l’impedimento, manca la sfida, almeno da parte di lui. Lui non vuole mettere in discussione nulla della sua situazione, non vuole sfidare le istituzioni, non vuole rischiare di perdere la “serenità” domestica, ma non vuole neppure rinunciare al desiderio. La soluzione che trova è quella di aggirare il problema della staticità, dell’impegno personale che una relazione richiede per restare viva ed eccitante. Lei, invece, è pronta a sfidare l’ordine precostituito; lascia il ragazzo, anche se dopo molto tempo, è pronta a rischiare, ma questo non basta. Il problema più profondo credo stia nella variabile “desiderio” che non permette una configurazione relazionale amorosa. Lui cerca lei per ovviare al calo di desiderio nei confronti della moglie, la noia della routine, con cui le cose vanno avanti come al solito. Lei è attratta da lui non per desiderio ma per la gratificazione narcisistica di essere notata da un uomo con uno status sociale alto. La storia non può avere un epilogo né tragico, che, non potendo eliminare l’ostacolo, prevederebbe il sacrificio del loro amore, né fiabesco, che prevedendo l’eliminazione dell’ostacolo, lo scioglimento del matrimonio, renderebbe i due amanti “felici e contenti”.

Le storie “normali” si perdono nello sfondo di quelle tragiche

Un’altra situazione che vorrei prendere in considerazione riguarda le migliaia di storie che non fanno notizia: le così dette famiglie normali, dove i due amanti si piacciono, si scelgono, non trovano ostacoli di sorta, si sposano, convivono, si amano e restano uniti fino alla fine dei loro giorni. Storie che hanno un epilogo ordinario. Che storie sono queste storie normali? Che tipo di relazioni presentano queste “”storie normali”? Nella norma, appunto, non così degne di essere raccontate. Vorrei però domandarvi: ma quando ci commuoviamo per i protagonisti delle storie tragiche, che vorremmo per loro? Non vorremmo che avessero avuto una storia normale? Che fosse stato permesso loro di amarsi senza ostacoli? Non voglio fare l’elogio della normalità, ma solamente ricordarvi di cercare nella propria storia quell’aspetto mitico o fiabesco che si perde nel tempo e pare sia stata “normale”. Ogni storia è straordinaria, mitica, perché per realizzarsi deve aver permesso la co-presenza delle variabili dell’amore in entrambi i partner e questo non è affatto ordinario. L’unica cosa che la rende ordinaria è la memoria; con il tempo dimentichiamo quanto abbiamo desiderato quel primo bacio, e come sia stato sconvolgente la prima volta che abbiamo scoperto di essere ricambiati attraverso il semplice sguardo. Con il tempo la variabile sfida si assottiglia perché diamo per scontato che lui o lei è là, ormai non bisogna più conquistare nessuno, non ci sono ostacoli, non ci sono impedimenti e se dovessero esserci pretendiamo che sia l’altro a toglierli; non è contemplato un impegno diretto a superarli…La sfida non mi riguarda più e così l’amore si sbiadisce, si raffredda e il desiderio si rivolge altrove alla ricerca di qualcuno o qualcosa che colmi la mancanza che si rifà viva. L’incontro amoroso resta sempre un evento che lascia a bocca aperta, ci riempie di meraviglia. E’ come la nascita di un bambino, ci stupisce sempre. Per questo come ogni nascita è straordinaria così lo è ogni storia ordinaria. Forse nel mito c’è questo messaggio nascosto: questa storia ti riguarda anche se non sembra, ma poteva essere la tua.

Allora perché ci commuoviamo fino alle lacrime? Io penso che sia per lo scampato pericolo! A noi è andata bene e siamo felici per questo.